Ai piè del Pelmo. (Valle del Boite-Cadore)
- Stefano IDBolg
- 14 lug 2020
- Tempo di lettura: 6 min

Prima uscita di stagione, quella vera e segnata dalla riapertura dei Rifugi in quota per dare così nuovamente vita ed inizio ad una nuova stagione. Tutto ricomincia dopo un lungo periodo difficile, pieno di incertezze e con la consapevolezza di aver affrontato momenti dove i dubbi rientravano all'interno della nostra quotidianità. Ma a fronte di tutto questo porto con me quell'ottimismo in cui qualsiasi situazione, bella o brutta che sia, pone di fronte un'inizio e una fine. E' così dunque, riprendere non solo quel cammino interrotto diversi mesi fa ma ritornare a toccare con mano la quotidianità, l'ospitalità e il piacere di poter nuovamente vivere il Rifugio nella sua più completa opportunità. Il Rifugio Venezia 1946m, pietra miliare e storica che all'interno del famoso Anello Zoldano è simbolo di raccoglimento montano posto ai piedi del maestoso Pelmo, che da qualsiasi angolo lo si possa ammirare regala sempre quella sua imponente mole legata ad un fascino indiscutibile fino a renderlo uno dei gruppi rocciosi più blasonati dell'intero territorio delle Dolomiti. Partire come sempre dalla valle, la Valle del Boite che raccoglie a se quella lingua territoriale che dal basso Cadore porta verso Cortina e l'estremo Nord fino a raggiungere le regioni più alte ai confini dell'Alto Adige. Risalire al Rifugio Venezia direttamente da questa valle che ne crea le sue origini, che con la piccola frazione di Villanova (Borca di Cadore) da inizio a questa mia grande emozione.
Emozione si, perchè tutto quello che lascio alle spalle rientra all'interno di un mio pensiero personale, che si traduce in adrenalina pura e voglia di affrontare quella straordinaria fatica che mi permetta di tornare a vivere a pieno il "mio" Rifugio.
Villanova è una piccola borgata che termina lungo una stretta strada asfaltata e che precede l'inizio di alcuni itinerari che si innalzano in quota, sempre in direzione del Pelmo. Il sentiero 475 ha inizio da una piccola biforcazione dove una caratteristica fontanella di paese apre le danze su tutto ciò che sta per iniziare. Una stretta strada per un breve tratto asfaltata che diviene in pochi minuti una sterrata ampia ma con la pendenza che già si fa sentire. Mi incammino all'interno dei boschi de la Croda Rotta. Pochi spiragli panoramici e offerti unicamente dal versante opposto, quello ad Est che racchiude l'inconfondibile mole dell'Antelao che dell'intera Valle del Boite ne diviene il simbolo roccioso per antonomasia. Un sentiero che per quanto faccia già provare il dislivello sulle gambe, trasmette quella serenità che si immerge piano piano nel silenzio dove la fitta boscaglia attenua in modo repentino qualsiasi possibile rumore di civiltà proveniente dalla Boite.

Si parte dalla piccola borgata di Villanova (Borca di Cadore)

Ampio sentiero, il dislivello si fa comunque sentire
Nulla di particolare lungo la salita, il sentiero in se stesso mi tiene completamente coperto da tutto ciò che sto raggiungendo passo dopo passo. L'indicazione per l'imminente Casera Ciauta è la prima avvisaglia in cui tutto sta per prendere finalmente forma. Casera Ciauta 1552m appare improvvisamente anticipata dai suoi verdi prati che si aprono come per magia a ciel sereno, dove le prime avvisaglie dei pascoli presenti e il primo colpo d'occhio riverso al Pelmo racchiudono in se la mia prima grande emozione della giornata. Risalire quell'ultimo tratto accarezzando con mano questi animali nella loro indiscutibile forma di libertà è la giusta motivazione per un momento di pausa. Seduto comodamente in questa magnifica terrazza panoramica della Ciauta, che guarda in modo sublime verso il Sorapis e l'Antelao con in mano una forchetta che affonda con entusiasmo all'interno di una fetta di strudel che non serve per nulla commentare. Il gusto e il piacere che provo parlano da se. La giusta pausa di metà mattina, quell'occasione che non si deve perdere per nessun motivo e che raccoglie in se tutto il piacere e la tranquillità che sto vivendo in questo frangente.

Primo colpo d'occhio su Casera Ciauta e il Pelmo

Casera Ciauta

Panoramica terrazza che guarda verso l'Antelao

Con lo Strudel di Casera Ciauta si va sempre a colpo sicuro

Casera Ciauta e l'Antelao
Ma ti devo salutare cara Ciauta, il cammino riprende lasciandomi alle spalle la tua meravigliosa posizione e tutti quei animali che nella loro invidiante libertà sono la cornice perfetta della tua esistenza. Il sentiero 475 continua ad essere il mio unico punto di riferimento per i miei passi. Ancora il bosco, per un breve tratto prima di iniziare quella sua alternanza con i verdi prati che daranno vita a questo territorio. Il bosco diviene sempre meno invadente, lascia spazio a quella vegetazione composta da bassi pini che permette così di avere sempre più maggiormente focalizzata la presenza del Pelmo. Inizia ad essere lui l'interprete principale di questo mio scenario naturale. Il Pian de la Palù, le Ciampe de Najaron, una serie di salite poco impegnative che aggirano il Col de Fer sono tutti punti di riferimento geografico che accompagnano il sentiero. Il Pelmo si fa sempre più grande, quasi a volermi sovrastare da quella sua imponente mole. Le sua varie guglie rocciose che dal Sass de la Gries alla Spalla Est 3024m racchiudono quel famoso ghiaione che, seguendo il famoso Sentiero Flaibani, risale vertiginosamente verso Forcella Val d'Arcia. Visto il periodo di metà giugno buona parte di questo ghiaione è ancora ricoperto dalla neve. Noto con molta attenzione la sagoma di alcuni escursionisti in fase di salita e la loro evidente difficoltà nel proseguire il loro intento vista la notevole quantità di neve ancora presente.

Tra i verdi prati estivi del Pian de la Palù

L'Antelao dai prati del Pian de la Palù

Il Pelmo dal Col de Fer
Lungo il sentiero, con il naso all'insù verso "el caregon del Padreterno"
Fiori lungo il sentiero che anticipa i Campi di Rutorto
I Campi di Rutorto. Chi è pratico di questo territorio conosce molto bene la sua importanza. Del Rifugio Venezia questi Campi ne sono la culla per eccellenza, racchiudono all'interno dei suoi verdi prati non solo l'inconfondibile sagoma di questa struttura posta a 1946m di altezza, ma anche tutti i pascoli presenti e che si allungano verso il verde della Vizia Vecia e delle Crepe de la Lavarella. Mucche, cavalli, capre, figure di inconfondibile importanza per il sostentamento di questa antica attività che lega l'uomo e l'animale in uno stretto legame che si tramanda di generazione in generazione, ma sempre meno considerato da chi è giovane e che di tutto questo ne potrebbe sviluppare un futuro e un sostentamento più che certo. L'arrivo in Rifugio è la mia meta, è quel momento atteso da diverso tempo. Sedermi a quei tavoli esterni, ammirare quell'immensa mole del Pelmo che dalla Spalla Sud 3061m alla Spalla Est 3024m sono il punto di vista perfetto per consumare quel pasto, abilmente preparato dalla cucina del Venezia e cordialmente servito da un'ospitalità che a quelle quote non conosce eguali. Il piacere di fare quattro chiacchiere con il gestore, percepire le sue sensazioni di un nuovo inizio dopo tutto ciò che si è vissuto ma soprattutto all'adattarsi a delle misure e restrizioni che per chi vive per diversi mesi in questo contesto sono una doppia problematica da affrontare. Tutto gira attorno a queste sensazioni che non cambiano minimamente ogni istante che sto vivendo comodamente agiato su questa piccola terrazza panoramica. Mi godo questi momenti, li vivo con quella forza ed energia che per tutti quei lunghi mesi che vanno dall'Autunno alla fine di questa Primavera sono stati un continuo pensiero, un pensiero e un desiderio che ora diviene nuovamente realtà.

Cavalli al pascolo nei Campi di Rutorto

Il Rifugio Venezia, sullo sfondo (dx) il Gruppo del Sorapis versante Ovest

Il Rifugio Venezia

I Campi di Rutorto ai piedi della Spalla Sud del Pelmo

Vista verso la Valle del Boite dal Rifugio Venezia
Escursionisti che seguono il mio stesso sentiero, altri che risalgono dal versante opposto della magnifica Val di Zoldo. Tutti a ritrovarsi al Rifugio Venezia, punto di riferimento cruciale dell'Alta Via N°1. Chi per soffermarsi per una giornata intera nella pace e tranquillità del Venezia e dei Campi di Rutorto, chi per una breve sosta prima di riprendere il cammino verso quel sentiero ben conosciuto come il TransPelmo risalendo quel difficile ghiaione ricoperto di neve. Ognuno per la sua strada, ognuno seguendo quel suo pensiero dove la montagna e i suoi Rifugi divengono un'unica forma di vita.
Ai piè del Pelmo - Il Video
Location: Campi di Rutorto (BL)
Area Geografica: Gruppo del Pelmo - Valle del Boite/Val di Zoldo (BL)
Regione: Veneto
Accesso: Dalla borgata di Villanova (Borca di Cadore) su sentiero 475
Dalla Val di Zoldo (Loc. Palafavera) su sentieri 474 e 472
Tempi di Percorrenza: Villanova->Casera Ciauta 1h 30minuti
Casera Ciauta->Rifugio Venezia 1h 30minuti
Dalla Val di Zoldo (Loc. Palafavera) 2h 30 minuti
Dislivello Totale: Villanova->Casera Ciauta +600m
Casera Ciauta->Rifugio Venezia +394m
Dalla Val di Zoldo (Loc. Palafavera) +390m
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